Le (tante) contraddizioni di quella sinistra che condanna Moratti- Corriere.it

Le (tante) contraddizioni di quella sinistra che condanna Moratti- Corriere.it

Le (tante) contraddizioni di quella sinistra che condanna Moratti- Corriere.it

Author: Antonio Polito
Data : 2022-11-12 20:36:46
Dominio: www.corriere.it
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di Antonio Polito

Giudicata «voltagabbana», ma con la sua scelta ha molto da perdere

Colpisce il disprezzo con cui a sinistra è stata accolta la candidatura di Letizia Moratti alla Regione Lombardia
. L’avvocato Giuliano Pisapia, sul Corriere, l’ha liquidata come pura e semplice bramosia di potere: respinte a destra le sue smodate ambizioni, ecco donna Letizia perseguirle altrove. L’attrice Ottavia Piccolo, sul Fatto, aggiunge che sostenerla significherebbe «scendere sotto la soglia della decenza», equivarrebbe a candidare «la sorella di La Russa, se ne ha una».

Naturalmente ci sono comprensibili ragioni per cui un elettore di sinistra non voglia votare per una ex ministra di Berlusconi (tra le migliori, peraltro). Ma non c’è nessuna buona ragione per condannarla come una voltagabbana senza scrupoli, assetata di potere, un cavallo di Troia infilato dalla destra nel campo dei valorosi resistenti democratici, o di ciò che ne resta.

Il rifiuto è basato fondamentalmente su questo argomento: la Moratti è di centrodestra. Si badi bene: non «proviene da», ma «è» di centrodestra. Quasi come se fosse un tratto antropologico, una tara genetica, dalla quale non si può guarire neanche lasciando pubblicamente e fragorosamente la parte politica in cui si è militato. Semel di destra, semper di destra. Chi nasce tondo non può morir quadrato. E così via.

Questo (pre)giudizio nasce da un’idea della coalizione guidata da Giorgia Meloni come male assoluto, pericolo per la democrazia, ricettacolo di valori contrari ai principi basilari di umanità e progresso. Lasciamo stare se sia vero o no. Ma è proprio se fosse vero che si dovrebbe uccidere il vitello grasso per festeggiare il figliuol prodigo staccatosi da quel mondo oscuro e minaccioso, accogliere ogni profugo che abbandona la nave dei folli. Si potrebbe anzi dire che più Letizia Moratti viene considerata di destra, e più le si dovrebbe aprire le porte; perché potrebbe contribuire a scassinare la cassaforte lombarda del nemico. Con esiti imprevedibili sul piano nazionale, e certamente utili a un centrosinistra oggi percosso e attonito, sconfitto e fuori dai giochi.

Paradossalmente avrebbe più senso dire: non vogliamo sostenere la Moratti perché lei non appartiene veramente al mondo del centrodestra lombardo, e dunque non ne può intercettare i voti. Ma questo sarebbe l’abc della politica, una disciplina da tempo abbandonata dagli eredi del Pci e della Dc, partiti che sapevano benissimo che il fine della loro azione era vincere le elezioni. Nel Pd, invece, da tempo una moralistica condanna del potere convive agevolmente con una spregiudicata ansia di prenderselo.

D’altra parte, neanche dal punto di vista della moralità pubblica si spiega tanta animosità contro Letizia Moratti. Viene accusata di essere una trasformista per aver abbandonato il suo schieramento. Ma trasformista è chi trasferisce i consensi ottenuti da una parte al servizio di un’altra. Trasformista è un parlamentare che cambia casacca. La Moratti si presenta invece al giudizio dell’elettorato sulla base della scelta motivata di lasciare il centrodestra, anche a costo di una sconfitta: sembrerebbe il contrario del trasformismo.

Né si vede che cosa mai ci avrebbe guadagnato in termini di potere da questa sua decisione. Era assessore in Lombardia e ora non lo è più. Poteva essere nominata amministratrice delegata delle Olimpiadi Milano-Cortina, e ha rifiutato. Avrebbe meritato certamente un ministero, visti i nomi dei ministri, ma era troppo imbarazzante per qualcuno. Eppure c’è chi preferirebbe perdere le elezioni, piuttosto che allearsi con lei, nonostante il padre partigiano, nonostante abbia portato l’Expo a Milano insieme a Prodi, e nonostante l’attuale sindaco, Beppe Sala, sia stato il suo city manager.

Una prova di coerenza
perinde ac cadaver con i valori della sinistra: soprattutto da parte di chi aveva accolto come «leader fortissimo dei progressisti» Giuseppe Conte quando ancora non si era asciugato l’inchiostro della sua firma sui decreti sicurezza di Salvini.

«Magari — ha scritto un’autrice non certo di destra, Natalia Aspesi su La Repubblica
— lo smarrito Pd, che si è schierato contro se stesso partecipando alla marcia per la pace di Roma, saprà scovare un suo rappresentante che non si sa con quali esorcismi conquisterà la Lombardia».Nel frattempo sarebbe già qualcosa se la smettesse di insultare chi è già in prima linea contro quello che dovrebbe essere il nemico comune.

12 novembre 2022 (modifica il 12 novembre 2022 | 23:08)

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